venerdì 27 febbraio 2009

Ma che simpatico umorista il nostro Presidente...

...Peccato che ci faccia sempre fare la figura dei cafoni a giro per il mondo ogni volta che apre bocca. Perchè? Lo spiega questo articolo della Repubblica on-line di oggi:

"Io ti ho dato la tua donna". Era rimasta una battuta sussurrata da Silvio Berlusconi a Nicolas Sarkozy in conferenza stampa, durante il vertice italo-francese che si è svolto martedì a Villa Madama. Nessuno, o quasi, era riuscito a carpirla. Il Cavaliere aveva interrotto per qualche secondo il presidente francese mentre stava illustrando i risultati del summit.

"Io e Silvio Berlusconi - spiegava in quel momento Sarkozy - abbiamo fatto riconoscere l'omologazione dei diplomi superiori che finora non c'era...". Il premier si era allora avvicinato, pronunciando a bassa voce una frase, che immediatamente Sarkozy aveva liquidato con un sorriso imbarazzato. Il capo dell'Eliseo era tornato frettolosamente al suo discorso ufficiale, tagliando corto: "Non sono sicuro di dover ripetere".

La misteriosa battuta ha però suscitato la curiosità dei media francesi. Mercoledì sera la trasmissione serale di Canal +, "Le Grand Journal", ha tradotto il labiale di Berlusconi, ricostruendo le esatte parole. "Moi je t'ai donné la tua donna", avrebbe detto il Cavaliere mischiando le due lingue. L'allusione all'italianità di Carla Bruni come fosse un bene da esportazione non è evidentemente piaciuta a Sarkozy. E neppure ai presentatori francesi che hanno costruito sulla gaffe una serie di ironie, assegnando a Berlusconi "l'Oscar della volgarità".

La Bruni, d'altra parte, non aveva nascosto in passato il fastidio per quello che i francesi chiamano "humour déplacé", ironia fuori luogo, del premier. L'8 novembre, dopo che il Cavaliere aveva lodato "l'abbronzatura" di Obama, la first lady aveva confessato la soddisfazione di essere diventata francese.

Mi Vergono Per Loro

Ma in che Stato viviamo? A volte mi chiedo se devo andare orgoglioso o schifarmi di essere italiano. La nostra è una terra bellissima, piena di arte e di storia, dove hanno avuto i natali tra le più incredibili e geniali figure che questo mondo abbia mai visto; purtroppo è anche una terra di ipocriti, meschini, arrivisti e ottusi e con il passare del tempo la situazione stà peggiorando.
L'ipocrisia pregna la vita politica e sociale del nostro Paese, e gli esempi sarebbero molti, ma oggi ne tratterò uno in particolare; parlo di coloro che parlano di "porgere l'altra guancia" e di "amore per il prossimo", di perdono e di compassione, di "salvaguardia della Vita" e "rispetto per il dono che Dio ci ha concesso", ma che pugnalano un uomo morente. Parlo di quelle persone che, non potendo accettare che il loro pensiero non sia condiviso da tutti, si vendicano su un uomo già distrutto dalla morte di una figlia e dal cancro della moglie e che già porta con se un gravoso fardello.

Beppino Englaro assieme ad altre 13 persone (il primario Amato De Monte, un altro medico, tutti gli infermieri che hanno ruotato intorno alle tre stanze della clinica La Quiete di Udine dove Eluana veniva accudita) sono imputati con l'accusa di omicidio volontario aggravato.
Questa nuova indagine partirebbe da una serie di esposti, firmati sia da singoli che da associazioni, che hanno raccontato la storia di Eluana come se fosse la storia di un omicidio. Il fatto che ci sia stata una sentenza della Corte civile d'appello di Milano, confermata dalla Cassazione, e che fosse stato approntato un protocollo per accompagnare gli ultimi giorni di Eluana non ha mai interessato i firmatari di queste denuncie, che in nome della sacralità della vita hanno puntato il dito contro il padre di Eluana.

Credo che sarebbe stato molto più umano, molto più cristiano, lasciare che questa storia si chiudesse, senza arrecare ancora dolore ad un uomo che 18 giorni fa ha perso sua figlia dopo averla vista soffrire per 17 lunghi anni.

lunedì 16 febbraio 2009

La legge del governo sul fine vita viola i diritti umani

Questo è un articolo, a parer mio, molto interesante che ho trovato sul sito di Repubblica.

"I professori di diritto civile contestano punto per punto le aberrazioni della proposta di legge governativa.

1. Nelle ultime concitate settimane si sono verificate attorno al caso Englaro forzature istituzionali molto preoccupanti in sé e per sé, ma assolutamente inaccettabili quando si controverte di valori fondamentali della persona come il significato del diritto alla vita, la dignità dell’uomo, l’habeas corpus, il diritto all’autodeterminazione: temi che per rispetto delle radici stesse della convivenza civile in una società pluralistica richiedono di essere affrontati, in sede normativa, sulla base di approfondite e documentate conoscenze, di mediazione ed ascolto delle diverse posizioni etiche, e con procedure adatte a consentire la discussione, il confronto, la ricerca di un attento bilanciamento.

2. Ora il Parlamento sta per approvare in tempi stretti una legge in materia di direttive anticipate (c.d. testamento biologico). A quanto è dato di conoscere, la maggioranza pare intenzionata ad una discussione rapida di un testo fortemente limitativo del fondamentale diritto all’intangibilità del corpo. Verso questo obiettivo si procede a passi spediti, senza tener conto dei principi costituzionali di diritto interno e sovranazionale ed ignorando l’esigenza di rispetto di posizioni morali diverse.

3. Sembra quindi necessario richiamare alcuni capisaldi giuridici in materia:

a) La Convenzione di Oviedo, che l’Italia ha sottoscritto e di cui è stata approvata la legge di ratifica, dispone all’art 5, che “Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso”. La previsione non riguarda solo le terapie in senso stretto, ma ogni “intervento nel campo della salute”, espressione più ampia che può corrispondere a quella di “atto medico”, vale a dire qualsiasi atto che, anche a fine non terapeutico, determini un’invasione della sfera corporea.
All’art 9 si prevede che “I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione”, ove se da un lato non si qualificano i “desideri” come vincolanti, dall’altro è evidente che il rispetto va dato non soltanto alle “dichiarazioni di volontà” (men che meno alle sole dichiarazioni solenni come l’atto pubblico) ma ad ogni espressione di preferenze comunque manifestata.

b) La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea protegge il diritto alla vita (art.2) e il diritto all’integrità della persona (art.3) nel titolo dedicato alla Dignità, che è anche il primo, fondamentale diritto della persona (art.1). All’integrità della persona, in ragione della dignità, è consustanziale il principio di autodeterminazione stabilito nel secondo comma dell’art. 2, secondo il quale “Nell'ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati: il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge, ecc.” Ancora una volta il principio non è limitato ai trattamenti terapeutici, ma riguarda la libera determinazione nel campo medico-biologico.

c) La Costituzione italiana, che tutela l’autodeterminazione all’art. 13, configura all’art. 32 il principio del consenso come elemento coessenziale al diritto alla salute, e prevede che anche nei casi in cui il legislatore si avvalga del potere di imporre un trattamento sanitario, “in nessun caso possa violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Tale dignità non può essere intesa solo in un senso affidato a criteri oggettivi, ma implica il rispetto dell’identità senza la quale cade la ragion d’essere della dignità dell’uomo.

d) Il principio che consente il rifiuto di atti medici anche benefici è un’acquisizione consolidata della giurisprudenza europea, a valle di una evoluzione che risale alla fine dell’800; e più volte si è confermato che anche di fronte allo stato di necessità il libero, consapevole, lucido dissenso dev’essere rispettato. Un tale diritto di rifiutare le terapie, anche di sostegno vitale, non ha nulla a che fare con l’eutanasia, che consiste invece in una condotta direttamente intesa a procurare la morte.

e) Egualmente estraneo all’eutanasia è il principio condiviso in bioetica e in biodiritto per cui l’interruzione delle cure, anche senza volontà espressa del paziente divenuto incapace, debba essere praticata non solo quando le cure sono sproporzionate (c.d. accanimento terapeutico) ma anche quando esse siano inutili o abbiano il solo effetto del mantenimento in vita artificiale (cfr. l’art. L 1110-5, 2° comma, del Code de la santé publique, modificato dalla L. n. 2005-370 del 22 aprile 2005 “Relativa ai diritti del malato ed alla fine della vita”, e l’art. R 4127-37 del Code de la santé publique, modificato dal decreto n. 2006-120 del 6 febbraio 2006).

Confidiamo che il legislatore italiano saprà e vorrà tenere in conto questi principi e adeguare ad essi la disciplina delle direttive anticipate, evitando di espropriare la persona del diritto elementare di accettare la morte che la malattia ha reso inevitabile, di combattere il male secondo le proprie misure e - se ritiene - praticando soltanto il lenimento della sofferenza, senza rimanere prigioniera, per volontà di legge, di meccanismi artificiali di prolungamento della vita biologica.

Il documento è sottoscritto dai seguenti Professori di diritto civile:
(in ordine alfabetico)

Guido Alpa - Università di Roma La Sapienza
Giuseppe Amadio - Università di Padova
Tommaso Auletta - Università di Catania
Angelo Barba - Università di Siena
Massimo Basile - Università di Messina
Alessandra Bellelli - Università di Perugia
Andrea Belvedere - Università di Pavia
Alberto Maria Benedetti - Università di Genova
Umberto Breccia - Università di Pisa
Paolo Cendon - Università di Trieste
Donato Carusi - Università di Genova
Maria Carla Cherubini - Università di Pisa
Maria Vita De Giorgi - Università di Ferrara
Valeria De Lorenzi - Università di Torino
Raffaella De Matteis - Università di Genova
Gilda Ferrando - Università di Genova
Massimo Franzoni - Università di Bologna
Paolo Gaggero - Università di Milano Bicocca
Aurelio Gentili - Università di Roma Tre
Francesca Giardina - Università di Pisa
Biagio Grasso - Università di Napoli Federico II
Gianni Iudica - Università Bocconi Milano
Gregorio Gitti - Università di Milano Statale
Leonardo Lenti - Università di Torino
Francesco Macario - Università di Roma Tre
Manuela Mantovani - Università di Padova
Marisaria Maugeri - Università di Catania
Cosimo Marco Mazzoni - Università di Siena
Marisa Meli - Università di Catania
Salvatore Monticelli - Università di Foggia
Giovanni Passagnoli - Università di Firenze
Salvatore Patti - Università di Roma La Sapienza
Paolo Pollice - Università di Napoli
Roberto Pucella - Università di Bergamo
Enzo Roppo - Università di Genova
Carlo Rossello - Università di Genova
Liliana Rossi Carleo - Università di Napoli
Giovanna Savorani - Università di Genova
Claudio Scognamiglio - Università di Roma “Tor Vergata”
Chiara Tenella Sillani - Università di Milano Statale
Giuseppe Vettori - Università di Firenze
Alessio Zaccaria -Università di Verona
Mario Zana - Università di Pisa
Paolo Zatti - Università di Padova

(15 febbraio 2009)

giovedì 12 febbraio 2009

Il Dalai Lama, Romanaccio D.O.C.

Oltre che il giorno della morte di Eluana Englaro, il 9 Febbraio 2009 è anche la data il cui il Sindaco di Roma Gianni Alemanno offre la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, dimostrando la vicinanza di noi Italiani al popolo Tibetano...
Ma se ben ricordo meno di un anno fa, mentre gli sportivi di tutto il mondo si preparavano per le Olimpiadi di Pechino, quando il Tibet viveva uno dei momenti più drammatici degli ultimi anni, nessuno ha voluto incontrarlo; tranne il Presidente della Regione Lombardia Formigoni, tutti hanno declinato la richiesta del Dalai Lama che aveva interpellato le più importanti figure istituzionali dello Stato per ricevere udienza sugli inumani trattamenti che l'esercito cinese riservava al suo popolo.
Ma allora era troppo pericoloso, poteva dire inimicarsi la Cina; ora invece non c'è pericolo, ormai chi doveva essere picchiato è stato picchiato, chi doveva sparire è sparito, chi doveva morire è morto e nessuno parla più della situazione tibetana. I media hanno dimenticato tutto o almeno così pare.
Beh, io non ho dimenticato e, come me, non hanno dimenticato in molti.


Eluana Englaro è morta

Eluana Englaro, che per giorni e giorni è stata sulla bocca di tutti, tre giorni fa, il 9 Febbraio, è morta. Dopo quattro giorni di interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione ha spirato, mentre politici e comuni cittadini, cristiani e laici, discutevano della sua vita.
Sono felice che, finalmente, le sofferenze di questa povera ragazza siano cessate per sempre, ma ipocritamente un po' me ne dispiaccio. Ipocritamente perchè, come nel nostro paese succede sempre, tra qualche giorno nessuno ne parlerà più e, tra qualche settimana, nessuno si ricorderà di chi era questa ragazza e di quanto suo padre Beppino abbia combattuto da solo per un diritto che tutti dovremmo avere, il diritto di dire basta alle sofferenze e alla vita.
Il dibattito politico che negli ultimi tre giorni è asceso fino a saturare l'eterere si spengerà e nessuno parlerà più di testamento biologico fin quando non ci sarà un altro cittadino che, mettendo il suo dolore in piazza, conbatterà coraggiosamente per una persona cara.
Questa è l'Italia, lo Stato del tutto e subito, lo Stato dell'apparire, lo Stato che si scalda facilmente ma che altrettanto velocemente dimentica, lo Stato laico della Chiesa, lo Stato Democratico più Oligarchico che ci sia. Forse sarebbe il caso che, per una volta, il grande fuoco non si spengesse fin quandoi nostri legislatori non abbiano deliberato sul diritto di ognuno di noi di decidere della sua vita; ma probabilmente tra poco scoppierà un altro tumulto che prenderà il posto del caso Englaro dato che, fondamentalmente, l'informazione italiana è monoematica, come un programma TV in cui si parla di ciò che fa più presa sul pubblico e che è meno scomodo per chi ci governa. Viviamo in uno Stato in cui l'informazione serve solo a distogliere e mai ad informare.
Grazie Italia.

venerdì 6 febbraio 2009

Presidente, una volta che la fa giusta arrivi fino in fondo.

Ignorando gli avvertimenti e gli appelli del Presidente Napolitano, oggi il Consiglio dei Ministri ha varato un decreto legge con il quale impedirà a qualsivoglia medico di interrompere l'alimentazione di Eluana Englaro.
La Prima Carica dello Stato, Giorgio Napolitano, che aveva invitato il Governo a non procedere ad approvare questo decreto legge anche perchè, sulla base di molteplici pareri giuridici, un provvedimento d'urgenza non si può varare in contrasto con sentenze passate in giudicato. In tale appello sono stati menzionati almeno cinque precedenti di decreti non firmati dal Quirinale con questa motivazione, che riguarderebbero le presidenze di Sandro Pertini, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro.
Il Governo, con indifferenza, ha comunque votato all'unanimità, infischiandosene della volontà del Presidente di non firmare tale norma, dando più importanza agli elogi pervenuti dal Vaticano.
E il nostro sarebbe ancora uno Stato di Diritto? Dov'è la Democrazia? Dov'è il rispetto per le Istituzioni?