Ripenso il tuo sorriso, ed è per me acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrirecon sè come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il suo aspetto s'insinua nella mia emoria grigia
schietto come la cima di una giovinetta palma...
di Eugenio Montale
tratto da Ossi di Seppia (1920-1927)
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